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Ebraismo e Tottenham Hotspur in vista del derby di domenica con l’Arsenal

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Domenica 2 dicembre, allo stadio Emirates di Londra, si rinnova la rivalità storica del nord di Londra, quella tra Arsenal e Tottenham Hotspur, i due club ai lati opposti della Seven Sisters Road, l’arteria che taglia i due quartieri.

Ma la storia di questo derby che, credetemi, non è molto più tranquillo di quello di Buenos Aires, è anche la storia di una comunità che a Londra è migrata, ha vissuto ed è prosperata, facendo prosperare – come ovunque è stata, peraltro – la città che l’ha ospitata. Si sta parlando, of course, di quella ebraica.

In epoca moderna, gli Anglo-Jewish arrivarono a Big Smoke tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento. Non si stabilirono solamente nel nord della capitale britannica a Stoke Newington e a Stamford Hill, ma anche nell’East End, a Spitalfields, Whitechapel e Aldgate, territori più vicini al tifo per il West Ham che non al Tottenham. Già, perché se le firm – gli ultras – degli Spurs hanno preso il nome di Yids Army, spesso anche in contrapposizione all’antisemitismo dilagante negli stadi contro la componente ebraica del tifo pro-Tottenham, ci sono anche tanti ebrei che sostengono il West Ham, e un numero altrettanto imponente che tifa proprio i rivali storici degli Spurs, l’Arsenal. Lo storico vicepresidente dell’Arsenal wengeriano, l’industriale David Dein, uno dei dirigenti sportivi più apprezzati in Inghilterra negli ultimi 20 anni, non ha mai fatto mistero della sua appartenenza alla comunità degli ebrei inglesi.

Ma è sulla Bill Nicholson Way, a White Hart Lane, lo stadio storico degli Spurs, ormai, ahinoi, demolito, che l’ebraismo è più visibile. Eppure tra la boardroom del Tottenham e gli Yids non sono sempre state rose e fiori. Ci fu l’abominio dell’amichevole tra l’Inghilterra e la Germania nazista del 1936, quando, per ragioni diplomatiche, la svastica sventolò sul Lane accanto al galletto simbolo del Tottenham, e i giocatori – compresi quelli della nazionale inglese – salutarono l’inno tedesco con il braccio teso. L’esclusione dei tifosi dalla stanza dei bottoni nelle mani di un ristretto gruppo di inglesi, bianchi, anglosassoni e protestanti, vide anche episodi molto meno drammatici, per fortuna.

Nel 1962 il Tottenham era certamente la migliore squadra d’Inghilterra. Aveva appena fatto la doppietta campionato-coppa d’Inghilterra, e si apprestava a viaggiare in Egitto per un tour nel nord Africa prima dell’inizio delle coppe europee. L’iconico fan del club Morris Keston, uno che di professione seguiva il Tottenham ovunque non si sa a quale titolo, aveva però un problema: l’ingresso agli ebrei era vietato nell’Egitto di Nasser, in guerra dal 1948 con lo stato ebraico. Pur di essere a fianco di capitan Blanchflower e compagni, Keston arrivò a falsificare la sua appartenenza religiosa sui moduli dell’ambasciata, e alla voce “religione” mentì, scrivendo il classico “CoE” che stava per “Church of England”, la chiesa anglicana. Nell’hotel dove stava la squadra, i giocatori lo scherzarono salutandolo con uno Shalom! ogni volta che lo incontravano, con il rischio di mettere in allarme le autorità del Cairo. Ma fu con Irving Scholar, Alan Sugar, e, ai giorni nostri, Daniel Levy, che il club ebbe i suoi primi proprietari di religione ebraica, riflettendo il suo seguito presso la comunità. L’anglo-jewry, il sistema identitario che vede l’ebraismo esprimersi con i
caratteri nazionali inglesi pur mantenendo la sua specificità di origine, trovò nuova linfa. Negli anni ’90 gli Spurs acquistarono anche Ronnie Rosenthal, l’attaccante della nazionale israeliana che in Italia fu vergognosamente invitato dagli antisemiti a non firmare con l’Udinese. Con Scholar presidente il club fu uno dei più accesi sostenitori della nascita della nuova Premier League, il campionato che dal 1992 sostituì la vecchia Football League, ancora nel cuore di molti appassionati.

Quando domenica gli Yids scenderanno alla fermata Arsenal della Tube londinese, o alla vicina stazione ferroviaria di Finsbury Park, i tifosi dei Gunners non si dimentichino che, durante la guerra, quando il mitico Highbury fu bombardato dalla Luftwaffe, l’Arsenal giocò alcune partite al White Hart Lane, e che proprio in quello stadio vinse il titolo nel 1971 e il suo ultimo campionato nel 2004. Poi inizierà il match, e sarà un altro, mitico capitolo nella storia di una rivalità meravigliosa.

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