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“Stato di Paura” di Michael Crichton: una storia di fanatismo e allarmismo che sembra parlare dei nostri giorni

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In un periodo come questo, rileggere questo fondamentale romanzo di Michael Crichton è un toccasana. Una boccata d’ossigeno. “Stato di Paura” (Garzanti, 2004) spiazza come solo le opere dei grandi scrittori sanno fare. La trama è semplice ma allo stesso tempo avvincente, come tutte le storie del romanziere americano, prematuramente scomparso nel novembre del 2008 dopo averci regalato storie immortali come “Jurassic Park” e “Andromeda”.

Peter Evans è un giovane avvocato idealista di Los Angeles, innamorato come molti della causa ambientalista per antonomasia; il surriscaldamento climatico (oggi più eufemisticamente definito il cambiamento globale del clima). Lavora in uno dei maggiori studi legali della California che ha come capo il ricco filantropo George Morton, votato anche lui all’ambientalismo e finanziatore del fantomatico NERF che sta per National Environmental Resource Fund. Il fondo decide di fare causa all’Environmental Protection Agency degli Stati Uniti per via del piccolo atollo di Vanuatu. L’atollo rischiava di essere inghiottito, a sentire gli ambientalisti, per via dell’innalzamento dei mari dovuto al surriscaldamento globale. Man mano che entriamo nella storia, noi e il giovane Evans ci rendiamo conto che le cose non stanno come ce le hanno descritte (o vendute). George Morton, con un clamoroso coup de thêatre esce di scena quasi subito per via di un misterioso incidente d’auto, dopo aver deciso di bloccare i fondi al NERF. Peter fa amicizia con due personaggi apparentemente ambigui come Kenner e Sanjong che, tuttavia, si riveleranno le guide in grado di aiutarlo a uscire dalle sue convinzioni. I buoni ambientalisti, infatti, in questo romanzo vengono a poco a poco smascherati nelle loro infide trame. Non sono idealisti votati al bene dell’umanità, ma pericolosi terroristi pronti a sacrificare vite innocenti pur di dimostrare al mondo la validità delle loro tesi. Tesi che, numeri e dati ufficiali alla mano (tutti presi da fonti Nasa e NCAR e che Crichton, con una maestria da saggista, snocciola disinvoltamente) andranno a smontare la più grande balla del nuovo millennio; il surriscaldamento globale, appunto.

Il NERF, resosi conto di non poter vincere la causa per mancanza di evidenze (non ultima il livello dei mari e degli oceani che non è salito affatto e che non rischia di sommergere né Vanuatu né altre isolette) si ritira ma, infervorato dai suoi ideali che rasentano ormai il misticismo (esattamente come la Greta e i gretini di oggi), punterà a convincere il mondo della bontà delle sue idee attraverso campagne mediatiche di vero terrore. Lo “Stato di Paura” allora è quello imposto dai mass media, complici di questi movimenti di fanatici, che dal 1989 inizieranno a inondare tg e giornali di notizie tragiche e termini come Catastrofe, Allarme, Emergenza, Pericolo etc etc. Il professor Hoffman (che nel romanzo fa una comparsa fugace ma determinante), spiega bene il perché:

“Ai politici la paura serve per controllare la popolazione. Agli avvocati i pericoli servono per fare le cause. Ai media servono storie spaventose per catturare l’audience. Insieme, queste tre istituzioni sono così irresistibili che possono andare avanti per la loro strada anche se la paura è totalmente infondata. Anche se non ha alcun riscontro nei fatti.”

Vi ricorda qualcosa di attuale? “Stato di Paura” è un romanzo che dovrebbe essere trasformato in film, oggi più che mai (ma non credo che lo faranno); che ci spiega nei minimi particolari, coi numeri e nei fatti, soprattutto, perché nessun iceberg si sta sciogliendo più del dovuto dall’Antartide. Perché non c’è alcun innalzamento del livello degli oceani e soprattutto perché non c’è nessun aumento della temperatura terrestre; perché, al contrario, stiamo andando incontro, molto probabilmente, a una nuova piccola era glaciale, con buona pace dei nostri esperti del terrorismo mediatico e, dulcis in fundo perché, se ci fosse un vero riscaldamento globale, la Terra non potrebbe che beneficiarne.

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