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Più tasse e più migranti: l’unico vero programma del governo del neosocialismo reale

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Tasse e migranti, migranti e tasse. Nel solo mese di settembre sbarchi aumentati del 100 per cento e i gloriosi accordi sulla redistribuzione già rimangiati, la solita eurofarsa, ma per il governo rosso-rosso non c’è problema, va tutto benissimo. Prestazioni gratuite a tutti, irregolari, rifugiati, avventurieri, ma siccome di gratis a questo mondo non c’è niente, men che meno dallo stato, sorge spontanea la domanda: chi paga? Pagheranno i soliti, gli indigeni con la colpa di essere nati qua e magari di carnagione pallida.

Tasse e migranti, migranti e tasse. L’Iva “verrà rimodulata” dicono le veline governative, ma è una formula gesuitica per dire aumentata: hanno già cominciato, parcellizzandola qua e là. 5 miliardi di Iva “rimodulata”, stangate in arrivo, cunei fiscali, balzelli a pioggia ma Gualtieri, ministro chitarrista, ha pronta la spiegazione: colpa del Papeete, colpa di Salvini. Si potrebbe obiettargli che il primo ministro attuale, che lo ha nominato, è lo stesso dell’anno scorso, ma a che servirebbe? 30 miliardi di manovra, vale a dire di prelievi, di tasse, basta non toccare la burocrazia di stato, anzi più assunzioni, più fondi ovunque, Mezzogiorno, dalla scuola alla sanità, dove i migranti, per la disperazione dei medici, si presentano con tutta la famiglia, di norma numerosa, a pretendere analisi per tutti anche se scoppiano di salute: un check up non si nega a nessuno, a patto che sia esotico. Quanti imbarcarne, quanti mantenerne? Il governo del neosocialismo reale non lo precisa, se ne guarda bene, il Papa inaugura monumenti al migrante, una sciagurata regista pariolina oltre che filomigrante, ma a casa degli altri, si definisce orgogliosamente “del partito di Bibbiano perché i figli non appartengono ai genitori, appartengono allo stato”.

Tasse e migranti, migranti e tasse: per sostenere la scuola pensano alle merendine, che sarebbe come tassare i pannoloni per finanziare la sanità. Ma il reddito di cittadinanza non si tocca, anche se per lo più si è risolto in una rapina a man salva e lo prendono i brigatisti omicidi.

Tasse e migranti, migranti e tasse: ius soli contro taglio ai parlamentari (subito spalmati su altre istituzioni locali a parità di stipendio), ius culturae che sarebbe frequentare un corso di 400 ore per capire tutto della lingua e del Paese, dopodiché scatta il tricolore. La strategia è chiara, più ne naturalizziamo e più voteranno per noi.

Tasse e migranti, migranti e tasse. La pagliacciata di Greta serve ad insufflare nuovi balzelli col pretesto del pianeta, della rivoluzione cocomero, verde fuori e rossa dentro, ma il premier Conte, questo professore marpione, questo avvocato da salotto, esulta: “Pensate, mio figlio ha fatto il primo sciopero della sua vita, in onore di Greta”. E qui siamo oltre il mecojoni, siamo al “vatt’a vergognà”. Ma che fa? La rivoluzione verde ammazzerà come sempre i poveracci e arricchirà i danarosi, senza apprezzabili effetti sul pianeta.

Tasse e migranti, migranti e tasse: bando alla carne, gli animalisti insorgono; ma nelle scuole gli indispensabili migranti, che non migrano per niente, pretendono la carne halal e su questa gli attivisti non trovano niente da obiettare: non sono animali, non vengono torturati per un rituale religioso? In occidente fare figli è criminale, però bisogna importare i figli dell’Africa, del resto del mondo: assurdo ma guai a farci caso, l’accusa di razzismo, di xenofobia, che c’entra come i cavoli a merenda, è sempre in agguato.

Tasse e migranti, migranti e tasse: le risorse, lo hanno capito tutti, non regalano le pensioni a nessuno, nel gioco lungo le riscuotono, e spesso anche nel gioco breve.

Tasse e migranti, migranti e tasse. Le attenzioni del governo Venezuela vanno sempre ai soliti: operai, statali, migranti, quanto a dire gli elettori storici o così si pretende. Piccole e medie imprese, autonomi, professionisti restano in fama di evasori, disprezzati, tartassati: i veri ammortizzatori sociali sono loro, più che altro materassi. Via la flat tax, meglio una bella patrimoniale punitiva. I Conte non tornano, se mai, disgraziatamente, restano.

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