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La doppia morale di chi rivendica i diritti garantiti dallo stato liberale borghese ma vorrebbe negarli ai propri nemici

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La notizia non viaggia mai sola, la notizia è una e trina, vale a dire che è fatta di più parti, di più circostanze e va letta in combinato disposto. Prendiamo la faccenda del reddito di cittadinanza per i brigatisti, tre quelli finora emersi, la più clamorosa Federica Saraceni, figlia di un giudice eminente, anima di Magistratura Democratica, corrente di sinistra rossofuoco. Ecco, questa di per sé sarebbe una notizia, anzi “la” notizia agli occhi di chi legge. Invece è solo una parte, perché, attenzione, arriva la seconda tessera del mosaico: i difensori indefessi della neobr cominciano, si capisce, dal babbo, con motivazioni tra il familista e il disinvolto (che dovrei farci di questa figlia? Mandarla sotto i ponti? No, debbono farsene carico tutti, a cominciare da quello stato insanguinato da lei); ma, presi nel complesso, non sono neanche pochi e tutti raggrumati nella galassia neo o postcomunista; spicca l’umorista di vignette Vauro, in fama d’intellettuale, parola grossa che tolleriamo per mera esigenza di sintesi. Il rivoluzionario Vauro, dunque, sempre pronto a sfidare l’ordine costituito del legalismo borghese, una tantum si appella al cavillismo azzeccagarbugli: se la legge c’è, vale anche per la compagna Federica, non si vede quale sia il problema.
Ma certo: alla fine è sempre una questione di grano, come diceva Gordon Gekko, il resto è conversazione. Il grano sarà poco, ma sono pur sempre quei cinque, seicento euro con cui lo stato fa tirare avanti la terrorista borghese che voleva colpirlo al cuore: grana, grana Saraceni.

Non basta ancora, e già arriviamo alla terza fetta di notizia: a proposito di BR, torna in spolvero il nonno, il fondatore primigenio, Renato Curcio, invitato in gran pompa a Modena a presentare un librettino della sua casetta editrice in tema, vedi che novità sconvolgente, di droga e pedagogia: e siamo d’incanto agli anni Settanta, al prog rock, alle prime epiche pistolettate. Curcio, e qui smettiamo l’ironia, ha pagato i suoi debiti e ha diritto, anche se narcisisticamente ne abusa, di farsi ascoltare, di pubblicare, lo stato liberale borghese gli assicura quelle facoltà che lui, da cattocomunista, avrebbe negato a tutti, senza tanti riguardi; e i modenesi dello “Spazio Nuovo” in aroma di centro sociale hanno diritto di ospitarlo e celebrarlo (così come i parenti delle vittime e i cittadini comuni hanno il diritto di farsi salire qualche nausea, anche se non gli viene perdonato dai rettopensanti a senso alternato); fatto è che a difenderne la possibilità di espressione sono i medesimi che considerano doveroso: impedire di esprimersi a sovranisti, conservatori, allergici all’Ue a vario titolo; censurare chi non si piega alla demenza dilagante del gretismo; proibire la partecipazione alle rassegne librarie a poche e precise case editrici; bruciare libri che si occupano di Salvini, salvo che per consigliarne l’omicidio, forse non solo politico; punire moralmente e corporalmente chi non sposa l’irresponsabilità degli sbarchi senza limiti e confini; bloccare chiunque non si allinei al Rubiopensiero, che è pensiero di morte violenta circa sovranisti, israeliani; e un milione di eccetera. E così siamo al completamento del puzzle, la notizia è finalmente delineata in tutte le sue caleidoscopiche proiezioni. La morale la lasciamo a chi legge, perché noi non abbiamo pedagogismi da propalare, e non abbiamo mai fondato movimenti terroristici.

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