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Il flop di Colao: nessun rilancio dell’Italia, operazione di maquillage e pochi contenuti

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Pubblichiamo un intervento di Giulio Centemero, deputato, capogruppo in Commissione Finanze e tesoriere della Lega

Un decalogo professorale che riprende non solo proposte già avanzate ma addirittura in fase attuativa. È totalmente assente una valutazione di impatto sui conti pubblici e sulle ricadute che, dunque, tali misure potrebbero avere sulla nostra economia.

Non si parla di proposte concrete per il futuro e tanto meno vengono toccati i temi strategici sui quali sarebbe necessario investire, come il fintech. Una commistione tra proposte già avanzate (persino dalla Lega) e non accolte in precedenza. Un nulla di fatto, come consuetudine di questo esecutivo.

Nel merito, si rileva la richiesta di estendere la garanzia Sace al factoring e la ripresa delle proposte di ricapitalizzazione di imprese mediante veicolazione di risparmio privato alle PMI non quotate, tema già trattato dal sottoscritto. Incentivi per innovazione e start up innovative, che risultano essere una brutta copia di quanto già proposto in precedenza e che non ha mai avuto un riscontro positivo dalla maggioranza, come le proposte avanzate dall’associazione Vchub.

In sintesi, questo governo cerca di coprire le sue lacune, utilizzando una task force che più che un programma di rilancio sembra aver prodotto un decalogo da manuale con dei suggerimenti più politico-strategici che altro.
Grandi assenti o perlomeno poco trattati alcuni temi di grande attualità: scuola e salute. Per quanto riguarda il primo, la task force si è infatti espressa con il riconoscimento degli ITS come buoni modelli professionali, mentre per il secondo ha preferito abbandonarsi alla retorica con la profusione di contenuti inconsistenti e ridondanti. Ad esempio, la digitalizzazione della sanità, anziché lavorare e valorizzare quanto già presente come ad esempio il Polo internazionale di ricerca Mind nell’ex area Expo a Milano. E se i dottorati di ricerca, a detta loro, non funzionano, quale può essere la soluzione? Semplice. Si creano altri istituti analoghi. Ma perché invece non pensare di riformare quelli esistenti? Perché sperperare risorse e capitale umano?

Il documento sembra dunque più un lavorio di maquillage estetico e di restyling che una vera a propria formula per lo stato di crisi dell’economia italiana.

Insomma, quando la toppa è peggio del buco…

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