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Global Compact for Migration: una trappola a cui il Governo italiano non ha abboccato

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“Un politico guarda alle prossime elezioni. Uno statista guarda alla prossima generazione” (A. De Gasperi)

Matteo Salvini ha convinto tutti i decision makers del governo e, per fortuna, l’Italia non firmerà il Global Migration Compact. Il governo italiano non andrà in Marocco alla conferenza internazionale sulle migrazioni. La posizione governativa è sostenuta anche dal vertice del M5S, che concorda sulla necessità di un passaggio parlamentare e, dopo questa discussione, di procedere nel senso che sarà indicato dai rappresentati del popolo. Per il Governo, al momento, appare non ragionevole delegare a organismi sovranazionali scelte che spettano ai singoli Paesi. Alla luce degli eventi degli ultimi anni nell’area del Mediterraneo non si capisce perché si debbano mettere sullo stesso piano i migranti economici e i rifugiati politici.

In particolare, anche il ministro degli affari esteri Moavero Milanesi si è detto “convinto che l’orientamento del Parlamento rappresenti un punto di riferimento essenziale”. Nel dettaglio, si legge in un comunicato della Farnesina, anche se l’eventuale ratifica dovessere aver luogo, non sarebbe in ogni caso un atto giuridicamente vincolante. Al momento, comunque, accogliendo la tesi del sottosegretario per gli affari esteri Guglielmo Picchi, il MAE non si muove e attende le decisioni del Parlamento.

Per correttezza d’informazione, bisogna ricordare che il Governo italiano appena due mesi fa aveva comunicato che avrebbe sottoscritto l’accordo. Nel frattempo, in ambito Lega e Fratelli d’Italia si è avuto il tempo di analizzare con cura il testo del documento il quale, non essendo stato modificato nelle ultime ore, non è accettabile e “pone temi e questioni diffusamente sentite anche dai cittadini’’.

Il Global Compact for Migration stabilisce alcune linee guida nella gestione dell’immigrazione e dell’accoglienza dei richiedenti asilo sulla base delle ultime indicazioni di studiosi, operatori e funzionari. Il testo contiene una serie di proposte che a un’analisi superficiale potrebbero pure apparire concrete e tra i 23 obiettivi ci sono molte norme già consolidate nel diritto internazionale su come “affrontare e ridurre le vulnerabilità dei migranti” e “combattere il traffico degli esseri umani”. E qui scatta la “trappola”! Infatti, anche alcuni esperti su importanti testate giornalistiche hanno messo in evidenza che l’Onu obbligherebbe i firmatari a riconoscere come rifugiati anche i migranti irregolari, a rinunciare al controllo dei confini nazionali e concedere libertà d’azione alle navi delle Ong. Sarebbe facile indicare come razzista e xenofobo chiunque osi criticare cotanto aiuto a chi traghettava nel Mediterraneo i poveri sventurati che, come noto, in più del 90 per cento dei casi non, ripeto non, scappano da guerre.

Premesso che nel documento Onu sono presenti anche diversi incoraggiamenti a una maggiore cooperazione fra gli stati per gestire meglio il fenomeno migratorio e qualche proposta più politica, come l’apertura di vie legali per l’immigrazione, un altro aspetto della “trappola” sta nel fatto che la maggior parte dei Paesi europei, anche quelli più interessati dai flussi migratori, quali Francia e Germania, hanno annunciato che firmeranno il documento.

Come una persona ragionevole può aspettarsi che, ad esempio, il presidente Macron dia seguito a quanto firmerà? Basta fare una gita a Ventimiglia e dare uno sguardo al confine per cancellare il volo per il Marocco! Chi darebbe consapevolmente credito al governo turco a guida Erdogan? La Turchia non rispetta le risoluzioni Onu sulla Siria e combatte i curdi sul territorio siriano con aiuto degli ex terroristi dell’Isis. Come si può pensare che Ankara rispetti in futuro un accordo non vincolante? Tra i Paesi europei che non faranno sicuramente parte del gruppo dei firmatari ci sono Ungheria, Polonia e Slovacchia. Non entrando nel merito della decisione del Gruppo di Visegrad non si può far altro che cogliere la loro coerenza.

In Europa, e precisamente a Bruxelles, l’Alto rappresentante per la politica estera Federica Mogherini ha sentenziato in pieno afflato buonista che “se il nostro interesse nazionale è di governare la migrazione per renderla ordinata, umana e sostenibile, allora il Global Compact è lo strumento più forte che abbiamo per difendere i nostri interessi nazionali”. Mogherini, in un dibattito al Parlamento europeo, ha detto che non esiste alcun tipo di “conflitto” con gli interessi nazionali degli Stati. Interesse nazionale? Di quale Paese parla? L’Italia non ha alcun interesse nazionale a essere invasa da persone che spesso, per fare un esempio, vanno ad ingrossare le file della manodopera della mafia nigeriana.

E in particolare, “ci sono alcuni falsi miti su questo Compact“, in primis che non sia un “quadro giuridicamente vincolante”. L’accordo “non creerà nessun obbligo giuridico per gli Stati”, “si fonda sul rispetto del diritto sovrano degli Stati di determinare le loro politiche sulle migrazioni”, ha spiegato Mogherini. Anche su questo tema, sono in molti ad affermare che non può non considerarsi vincolante un accordo una volta che un governo “democratico” e “coerente” s’impegna a realizzare gli obiettivi presenti nel patto Onu. In sintesi, la “trappola” dei falsi buonisti o buonisti pre elezioni era pronta!

Il Global Compact, conclude la rappresentante Ue, “rispecchia ampiamente gli obiettivi europei e le nostre preoccupazioni chiave”. Obiettivi pochi e confusi, preoccupazioni enormi!

Fuori dall’Ue, anche Israele, Brasile, Stati Uniti e Australia hanno confermato di non voler ratificare l’accordo intergovernativo, questo semplicemente perché il Global Compact preoccupa tutti governi che hanno al primo posto della propria agenda la tutela dei confini.

Corre l’obbligo a questo punto ricordare che, in Italia, c’è un altissimo tasso di criminalità correlato agli stranieri. In materia, il Dossier Statistico Immigrazione 2017 del Centro Machiavelli, studiando i dati del 2015, offre la seguente interpretazione: il tasso di denuncia per 100.000 residenti è di 1076,50 per gli italiani e di 506,26 per gli stranieri, corrispondenti a 655.524 denunce contro italiani e 302.426 contro gli stranieri. Questo dato è molto preoccupante perché la popolazione residente nel 2015 vedeva un 8,3 per cento di stranieri, cui, dati alla mano, corrispondono il 31,4 per cento delle denunce per lo stesso anno. Il tasso di denuncia correlato sarebbe quindi di quasi quattro volte superiore per gli stranieri rispetto agli italiani.

Un’analisi più statisticamente sofisticata è stata offerta dalla Centro Studi Confcommercio che ha esaminato l’evoluzione storica del crimine in Italia partendo dal 1988, anno in cui la percentuale di stranieri sul territorio italiano era inferiore al 2 per cento, fino al 2015, anno in cui ha superato l’8 per cento. Lo studio si concentra su crimini di particolare gravità, come omicidi, lesioni volontarie, associazione per delinquere, estorsione, furto, rapina, spaccio di droga, sfruttamento della prostituzione, violenza sessuale e violenza a pubblico ufficiale, ignorando invece sanzioni amministrative, come ad esempio lo status d’irregolare.

Per i reati elencati, tassi di criminalità per ogni 1000 persone sono pari a 4,3 per gli italiani, 8,5 per gli stranieri regolari e 246,3 per gli stranieri irregolari. La propensione a delinquere degli irregolari è 57 volte quella degli italiani e quasi 29 volte rispetto a quella degli stranieri regolari (a loro volta con un tasso quasi doppio rispetto a quello degli italiani).

Se facessimo entrare nel nostro Paese tutti gli irregolari che lo desiderano, sarebbe la fine della nostra legalità e della serena convivenza democratica degli italiani.

Ricordo infine che Michelle Bachelet, Alto commissario Onu per i diritti umani, è tra i principali sostenitori del Global Compact, ma è anche colei che voleva mandare in Austria e Italia un team d’ispettori contro il razzismo (con l’approvazione della Kyenge), dimenticando di minacciare la stessa iniziativa nei confronti di Arabia Saudita, Turchia, Filippine e chi più ne ha più ne metta!

Dato tal livello di sponsorizzazione, sembra logico pensare che il nostro Paese non ha bisogno del Global Compact for Migration ma, al contrario, di un Global Control of (Illegal) Immigration.

Questa volta, smascherando la trappola Onu, il ministro Salvini ha dimostrato di non pensare solamente alle prossime elezioni europee, ma di concentrarsi sul futuro della legalità a salvaguardia delle future generazioni d’italiani. Come dicono a Caserta: “Ca ‘a Maronn t’accumpagn”!

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