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Ecco come la sinistra ha volgarizzato i diritti civili: l’assurda guerra contro la famiglia tradizionale

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Qualche lettore, che mi dedica a volte una occhiata distratta, si chiederà come mai non c’è sera in cui il sottoscritto resista alla tentazione di dare almeno una guardatina a 8 e mezzo su La7, dato che avrà capito da qualche mio scritto precedente che non sono in sintonia con quella trasmissione. Certo per un vecchio signore la Gruber è pur sempre una bella signora, piacevolmente aggressiva, provocatrice sottile, insomma come si dice fra noi ottuagenari un bel tipino. Ma, a parte la scommessa che faccio abitualmente con mia moglie, dopo quanti minuti e secondi la nostra presentatrice tirerà fuori il nome di Salvini, per dire ma soprattutto far dire ai suoi ospiti peste e corna del segretario della Lega, con il volto suadente di una gatta che sta per mangiare un topo; a parte questa scommessa a deliziarmi sono nell’ordine Travaglio, Scanzi e Telese. Perché mai? Bene, sono testimoni di una banalità di pancia espressa con la convinzione che sia la verità, unica e indiscutibile, dove la parola si fa solenne, pari a quella di un Papa ex cathedra, e la faccia si atteggia ad una sufficienza intimidatoria. Il fatto è che tutti recitano la parte come se l‘avessero studiata allo specchio, non una ma molte decine di volte, sì da renderla quasi naturale per chi li guarda, facendogli credere che quanto suggeritogli dal suo buon senso costituisca un abbaglio.

L’altra sera è toccato a Telese sparare la balla, che resta tale anche se ripetuta fino alla ossessione, “la famiglia naturale non esiste”. Ora si può disquisire fin che si vuole sulla nozione etnografica di famiglia, ma certo per la conservazione della specie, che rappresenta una specie di condanna genetica, ci vuole una “coppia” eterosessuale, tanto che il nostro buon Darwin è riuscito a elaborare la sua teoria sull’evoluzione proprio ricostruendo la sequenza delle generazioni. Che, poi, questa “coppia” sia stata inquadrata in istituzioni diverse, tanto per citare le due più importanti, quelle patrilinee e matrilinee, non cambia la sostanza della cosa, che, cioè tutta la partita si è giocata sulla differenza sessuale. Si può chiamare questa differenza come si vuole, ad esempio “biologica”, ma senza di essa la nostra catena antropologica, dall’australopiteco all’home sapiens, solo per limitarci agli ultimi tre/quattro milioni di anni, non ci sarebbe stata. Da qui non si deduce assolutamente che la sterilità e la devianza sessuale siano “contro natura”, ma che non costituiscono la regola attraverso cui la vita viene trasmessa, perché se così fosse la vita non si sarebbe mai sviluppata al di là della sua formula originaria del brodo primigenio.

Se, poi, facciamo un passo avanti, la struttura rivelatasi vincente all’alba stessa della nostra storia è stata proprio quella della coppia eterosessuale, destinata alla riproduzione non solo fisica ma anche culturale, con tutte la varianti riscontrabili, ma non tali da offuscarne la caratteristica di base portante della società, che tutt’oggi rappresenta la cellula prima, non fosse altro perché le nuove generazioni che vi sono prodotte e allevate garantiscono qualsiasi prospettiva futura, sempre che la politica abbia la consapevolezza di farsene carico. Annegare questa verità nella formula delle “famiglie arcobaleno”, comprensiva di tutte le varianti della convivenza, da quella costituita da una sola persona a quella rappresentata da più coppie, è una forzatura: comprensibile per una qualche esigenza statistica, ma viziata rispetto alla realtà, con l’intenzione di realizzare una equiparazione semplicemente assurda. Di per sé non è questa la cosa più grave, ma la guerra diurna condotta contro la cosiddetta famiglia tradizionale, come se fosse diventata qualcosa da cancellare; mentre allo stesso tempo si alimenta la lotta per scimmiottare quella famiglia, cercando di mutuarne tutte le caratteristiche, matrimoni fra persone dello stesso sesso, con tanto di distinzione fra marito e moglie, produzione di figli con sperma o uteri in affitto, step child adoption.

Al buon Telese e tutta la variopinta comitiva che vi si riconosce vorrei ricordare una cosa, rimossa da tutta la aristocrazia cerebrale di quella sinistra che più a sinistra non c’è proprio nulla, scritta a chiare lettere nella Costituzione agitata continuamente come una bandiera. Purtroppo per lui e per tutti quelli di cui fa il corifeo ci sono due articoli che lo dovrebbero interessare, l’articolo 29, comma 1, per cui “la Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio.” Già, obbietterà il nostro tuttologo, ogni formulazione giuridica va interpretata al passo coi tempi, ma il fatto è che tale espressione è stata condivisa e confermata dalla Corte costituzionale, tanto attuale che rappresenta la vera ragione dell’impossibilità di riconoscere il matrimonio fra persone dello stesso sesso, ci vorrebbe una modifica costituzionale. Perché non uscire dal retrobottega ideologico per farsi portatore della modifica; eh no, perché questo richiamerebbe l’attenzione su una norma che vuole far affondare nell’oblio.

C’è dell’altro nella nostra Costituzione che chiude il cerchio della famiglia tradizionale, l’articolo 30, comma 1, che non solo segue numericamente, ma riesce in completa linea col precedente, coll’affermare, “è dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire, educare i figli, anche se nati fuori del matrimonio”.  Un vero peccato, ma c’è consacrata la sequenza classica, marito e moglie, padre e madre, certo senza nessun obbligo di sposarsi e di fare dei figli; lo si può leggere nel senso che valga anche per la coppia di fatto, perché il valore del tutto prevalente dal punto di vista sociale è proprio la genitorialità, come generazione e acculturazione.

Qui sta tutta la questione, cioè nella distinzione fra libertà e promozione. Ogni libertà sessuale va garantita e protetta, ma solo quella finalizzata almeno potenzialmente alla trasmissione fisica e culturale richiede di essere promossa, come valore sociale non dello Stato, ma della Repubblica, cioè dell’intera comunità nazionale. Non mi stupisce affatto che la sinistra abbia volgarizzato la battaglia per i diritti civili, facendone una contro la famiglia tradizionale, e che penalizzata nei sondaggi si aggrappi ai conteggi dei followers di questa o quella star. Alla fine la battuta di Telese mi si è strozzata in gola. Che pena, per un socialista delle origini, che ha allevato tre figli, i quali, a loro volta gli hanno regalato otto nipoti. Mi rimane solo una domanda, chi darà vita alle Next Generation cui dovrebbe essere dedicato il gigantesco piano Ue?

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